
L’ex LGI si racconta: parola a Matteo Rover
Torna l’appuntamento con la rubrica “Ex LGI”: dopo Alessandro Piu, protagonista di giornata è un attaccante esterno che ha ormai raggiunto e superato le 100 gare da professionista. Stiamo parlando di Matteo Rover, classe ’99 in forza al Südtirol.
I PRIMI PASSI, L’INTER DI VECCHI E LA NAZIONALE
Matteo Rover nasce Motta di Livenza, in provincia di Treviso, il 20 febbraio del 1999 e muove i primi passi con il pallone in un club dilettantistico della zona, il Biancorossi Team di Ponte di Piave e Salgareda, a pochi chilometri di distanza dal capoluogo di provincia. All’età di 13 anni il passaggio alla Liventina Gorghense, club del suo paese natio, peraltro affilato all’Inter. Vi restò fino all’età di 16 anni, quando gli osservatori del club nerazzurro, viste le qualità evidenti, gli diedero l’opportunità di entrare a far parte del loro settore giovanile. “Mi sono trasferito all’Inter nel 2015, quando avevo 16 anni, e in nerazzurro ho fatto un anno di Allievi e due di Primavera. Questi tre anni mi hanno migliorato molto come giocatore e come uomo. A livello tecnico sono stato ben plasmato e ho fatto grandi progressi”. Nell’Under 17 si mise in luce con 14 reti in 23 presenze, ma nei due anni successivi, con la Primavera allenata da Stefano Vecchi (allenatore che ritroverà nel corso della propria carriera in quel di Bolzano), conquista due titoli tricolori consecutivi dopo due finali scudetto vinte contro la Fiorentina. “A Milano si creò un ottimo rapporto tra quasi tutti i miei componenti del gruppo e anche con gli staff lavoravamo nelle migliori condizioni. Non ho avuto compagni con i quali legai maggiormente rispetto ad altri, anche se ancora oggi sento spesso Gabriele Zappa, che essendo arrivato a giocare in Serie A mi dà spesso dei consigli. In generale, eravamo un bel gruppo unito e lo si è visto anche dai risultati ottenuti”. Nel marzo del 2017, all’età di 18 anni, il meritato debutto in Nazionale Under 18, allora allenata da mister Nicolato.
“SONO UN ESTERNO E MI ISPIRO A CHIESA”
Matteo è puramente un esterno d’attacco, adattabile al bisogno a seconda punta. 1,85 cm di altezza sommati a 76 kg di peso e il destro come piede preferito: “Sono un attaccante esterno a cui piace giocare lungo la fascia. Ho sempre ricoperto questo ruolo nel 4-3-3, fin da quando ero un ragazzino, compresi i tempi delle giovanili. Solamente negli ultimi anni mi sono adattato anche a fare la seconda punta nel 4-3-1-2. I miei punti di forza sono sicuramente la corsa, la velocità e il dribbling. Mi rivedo molto in Federico Chiesa: giochiamo più o meno nello stesso ruolo e apprezzo molto il suo modo di giocare, soprattutto perché è molto veloce e punta l’uomo riuscendo spesso a saltarlo. Quando guardo le partite della Juventus e della Nazionale provo sempre a coglierne i particolari per farli miei il più possibile”.
LA CARRIERA
Il salto tra i professionisti per Matteo non è stato tra i più agevoli: “Una volta uscito dalla Primavera ho vissuto subito un’esperienza che mi ha segnato in negativo: andai a Vicenza e vi restai sei mesi non vedendo quasi mai il campo. Feci solamente una presenza giocando peraltro 15 minuti in campionato. In quell’occasione non mi sono trovato a mio agio e ho inevitabilmente incontrato qualche difficoltà. Fortunatamente, nei sei mesi successivi, a Pordenone, trovai più continuità e riuscimmo vincere il campionato e ad ottenere una storica promozione in Serie B. Questa fu per me un’esperienza positiva che mi ha permesso di credere di più in me stesso. Acquisii una forza che non avevo, anche a livello mentale, forza che sto mettendo in campo da quando sono approdato qui al Südtirol, un ambiente molto bello e accogliente. I compagni mi hanno dato una mano e fiducia fin da subito”. Oggi Matteo è al suo terzo anno in Alto Adige e ha ben chiari gli obiettivi: “In questo inizio di stagione mi sto trovando particolarmente bene con la squadra, che per molti effettivi è rimasta quella dello scorso anno, quindi un gruppo fantastico. Il mio obiettivo personale è quello di migliorare le statistiche dello scorso anno, quindi segnare di più e fare più assist: punto alla doppia cifra, e con i miei compagni sto cercando di dare il massimo per provare ad arrivare fino in fondo lottando per la vittoria del campionato di Lega Pro. Invece, a livello di squadra puntiamo a rimanere più in alto possibile tentando di portare a casa il massimo risultato dopo ogni partita”. Le basi per fare ciò ci sono tutte: il club altoatesino è al primo posto solitario in classifica e, in 14 presenze, Rover ha già segnato tre reti: l’ultima, decisiva, proprio nella giornata di ieri nella vittoria contro il Seregno. Inoltre, nella partita contro vinta lo scorso 24 ottobre in casa del Mantova ha raggiunto il traguardo delle 100 presenze tra i professionisti.
LA PASSIONE PER IL BASKET E… IL FUTURO
Ma nella vita di Matteo non c’è solo il calcio: “Ho una piccola passione per il basket, sport che seguo fin da quando ero bambino. Guardo spesso partite di pallacanestro, soprattutto della squadra della mia città, che è l’Universo Treviso Basket”. Sul futuro: “Una volta appesi gli scarpini al chiodo mi piacerebbe rimanere all’interno del mondo del calcio o come allenatore o come dirigente. In ogni caso sempre nell’ambito del rettangolo verde e di ciò che gli ruota attorno”. Infine un pensiero ai più giovani, i futuri talenti del calcio: “Un messaggio che mi sento di dare è quello di non mollare mai, anche nei momenti più bui, perché bene o male nell’arco della vita e nell’arco di una carriera è impossibile non incontrarli, e bisogna essere forti e farsi trovare pronti. Soffrire quando è il momento di soffrire: alla fine le qualità saranno quelle che, alla lunga, vi permetteranno di emergere, quindi credete sempre in voi stessi”.