
Borbone: "Il Catania tornerà grande con i giovani catanesi"
Il Catania vuole tornare grande e, per farlo, vuole puntare sui giovani catanesi e siciliani in assoluto. A dichiararlo è Massimiliano Borbone, giovane dirigente classe 1987, tornato in rossoblu da due anni dopo un’esperienza importante alla Sicula Leonzio, che l’ha fatto maturare e l’ha convinto della necessità di puntare sui giovani del territorio. “Vogliamo che il catanese e il siciliano si identifichino con la nostra società – spiega il dirigente – Così, abbiamo sviluppato una rete di scouting importante, che ci permette di monitorare i campionati provinciali e regionali dove c’è del talento che va visto, scoperto e coltivato”.
Direttore, il vostro scouting si concentra solo nel Catanese oppure battete tutta la regione?
“Siamo molto attenti a tutto il territorio regionale, ma cerchiamo di tenere meglio monitorate le zone dove non ci sono società professionistiche. Per esempio, ora il nostro gruppo under 15 ha uno zoccolo duro di Trapani, un gruppo di ragazzi a cui abbiamo voluto dare la possibilità di giocare in un campionato nazionale, perché in questo momento non hanno la possibilità di farlo nella loro zona. In tanti stanno uscendo dalla nostra società e dal nostro vivaio: Borriello, Frisella, Russo, Tropea, Le Mura. Cerchiamo sempre di tirare fuori dei ragazzi che possano diventare funzionali alla prima squadra e che possano diventare dei calciatori”.
Borriello e Russo sono già nel giro della prima squadra, una bella soddisfazione.
“Sì, anche se va ricordato che sono stati fondamentali l’apporto del nostro direttore sportivo, Maurizio Pellegrini, e di mister Baldini, che ha creduto e dato la possibilità ai ragazzi di giocare. In tanti dicono che bisogna dare spazio ai giovani, ma dopo serve il coraggio degli allenatori”.
Per questioni di risultato?
“Certamente: noi del settore sappiamo che i ragazzi hanno bisogno di sbagliare e di tempo per maturare, quindi delle volte si ha paura a schierarli perché bisogna fare risultato. Penso però che, alla lunga, se i ragazzi hanno qualità riescono ad emergere. La base è quella, unita alla cultura del lavoro e al senso di appartenenza: se ci sono questi fondamentali, allora i ragazzi prima o poi la chance di emergere ce l’avranno e se la costruiranno. Al loro fianco però, ci devono essere allenatori e direttori che gli permettano di esprimersi”.
Quando fate scouting, cosa cercate di individuare in un ragazzo?
“Per noi è fondamentale la tecnica individuale, assieme al talento; un talento può essere anche una caratteristica fisica e soprattutto di capire se su un ragazzo possiamo lavorare e investire a lungo termine. Ogni ruolo ha le sue caratteristiche, quindi diventa necessario avere visione d’insieme”.
La speranza è quella di tornare in Serie A con ragazzi di Catania?
“Sì, sicuramente. Io mi sono affacciato a questo mondo quando il Catania era in Serie A ed è stato motivo di grande orgoglio per tutta la città. Oltretutto, più sali di categoria più in fretta i ragazzi crescono, perché calcano palcoscenici più importanti; inoltre, si radica il senso di appartenenza alla squadra. L’augurio è quello di tornare presto in massima serie”.
Sarebbe bello, soprattutto dopo la terribile alluvione che vi ha colpito. Cosa avete fatto come società?
“È stato un momento veramente particolare: nessuno si aspettava ci trovassimo in questa situazione. Ci sono state giornate difficili in cui abbiamo dato il via a diverse iniziative per aiutare la popolazione catanese e per far sentire la vicinanza della società, ma sono stati giorni duri per tutti. Il peggio sembra alle spalle, ma stiamo ancora contando i danni”.
Credit photo: Calcio Catania spa sito ufficiale