
Nuova tappa in casa Liventina: parola a Marco Mariotti
Con la Lodigiani (Clicca qui per leggere l’articolo integrale) abbiamo iniziato una nuova rubrica che ci vedrà raccontare, attraverso le parole dei protagonisti, i migliori settori giovanili sul territorio italiano. Sarà un viaggio itinerante, partito dalla Capitale con il club biancorosso e che adesso si sposta verso provincia di Treviso, esattamente a Motta di Livenza. Marco Mariotti, responsabile della fascia Giovanissimi della Liventina, ci racconta il lavoro svolto da una delle più importanti società dilettantistiche italiane, vera e propria fucina di talenti lanciati nel professionismo.
La Liventina rappresenta senza il minimo dubbio una delle migliori realtà dilettantistiche del panorama Nazionale. Molto probabilmente perché c’è un’impronta professionistica nell’organizzazione generale del club ed ogni minimo dettaglio non viene tralasciato. Premesso ciò, dove potete ancora migliorare?
“Ritengo sia importante non fossilizzarsi sugli obbiettivi raggiunti, ma cercare sempre di migliorarsi, e che sia controproducente dire “Abbiamo sempre fatto così” senza rinnovarsi. Sicuramente stiamo cercando di trovare delle migliorie a livello di strutture, di proposte allenanti – come un allenamento in più per alcune categorie -, di progetti paralleli – ad esempio il Calcio a 5 -, di scouting sul territorio, di rapporti collaborativi con le società legate a noi dal Progetto Giovani“.
Dopo due anni di calcio sostanzialmente non giocato, secondo quali parametri avete effettuato nuovi innesti per rinforzare i vari organici?
“La mancata possibilità di osservare i ragazzi per possibili acquisizioni è stata sicuramente un freno per la nostra società. I nuovi ingressi per quanto riguarda la categoria Esordienti e Giovanissimi sono stati pochi e mirati: alcuni che avevamo già sul taccuino da prima, alcuni segnalati direttamente dalle società amiche, alcune sorprese durante le settimane del nostro camp estivo”.
La Liventina è una delle società che lancia nel professionismo il maggior numero di calciatori. Qual è il segreto per un’attività così di qualità e, soprattutto, con un’incredibile continuità negli anni?
“Secondo me l’ambiente professionale ma allo stesso tempo estremamente familiare, l’attività di selezione, il rapporto di collaborazione con l’Inter e la bontà del lavoro dei nostri tecnici fanno la differenza”.
Lei, nello specifico, è responsabile della fascia Giovanissimi, senza dubbio quella più delicata. Come si può distinguere il suo lavoro rispetto alla gestione, ad esempio, della fascia Allievi?
“Per me quella dei Giovanissimi è la categoria più bella anche da allenare: è un biennio importante, che passa dal segnare il passaggio dall’Attività di Base al calcio “dei grandi”, all’avere la possibilità per alcuni di fare il salto nei settori giovanili professionistici, al misurarsi nel campionato Èlite che tante soddisfazioni ci ha dato a livello nazionale nel 2016 e nel 2018. Il discorso cambia negli Allievi, i quali si preparano per entrare l’anno successivo già nell’orbita della nostra prima squadra o essere richiesti da altre società di Serie C, Serie D o Eccellenza come successo anche quest’estate. Non a caso la gestione di questa categoria è affidata al direttore sportivo, insieme a Juniores e prima squadra”.
Uno degli ultimi nomi caldi provenienti dal vostro settore giovanile è quello di Giacomo De Pieri, un ragazzo che si sta subito affermando anche con l’Inter? Cosa ne pensa? Quale giocatore italiano le ricorda, paragonandolo per caratteristiche?
“Ho avuto modo di seguire Giacomo nel suo percorso in Liventina da Esordiente e Giovanissimo, è un dicembre 2006 pertanto ha ancora margini di miglioramento, soprattutto nella continuità. Le convocazioni nei recenti impegni della Nazionale Under 16 certificano che si sta ritagliando il spazio grazie alle sue qualità tecniche in velocità, che per certi versi possono ricordare Federico Chiesa, con le dovute proporzioni e differenze di ruolo”.
Se ha piacere, è ben accetta una panoramica generale sui calciatori ora affermati nel grande calcio che sono cresciuti nella Liventina. Ha qualche ricordo o aneddoto di loro da giovani?
“Non sono la persona adatta per ricordare i giocatori già affermati da anni, come Cristante, Kingsley Boateng, Calderoni ed altri, perché il mio arrivo in Liventina è successivo. Seguo e ricordo invece con particolare piacere i ragazzi del primo gruppo che ho avuto la fortuna di allenare a Motta 9 anni fa, i classe 2002, allora Esordienti.
Alcuni di essi in queste due ultime stagioni stanno facendo le loro prime esperienze affacciandosi nel calcio dei grandi dopo gli anni del campionato Primavera, dalla Serie A alla Serie C. Mi riferisco, ad esempio, a Alessio Furlanetto, Eduardo Alcides Dias, Andrea Feltrin e Moustapha Yabre“.