
Adriano Zuppini: "Abbiamo bisogno di un calcio più tecnico"
Adriano Zuppini si autodefinisce un “drogato di calcio”. Il responsabile del settore giovanile della Virtus Verona lavora nel mondo del pallone da ormai quarant’anni: dopo una carriera da calciatore conclusasi precocemente a causa della rottura del legamento crociato, il dirigente ha iniziato al Tregnago prima di passare alla Virtus Verona a metà degli anni ‘90. Sotto la presidenza di Gigi Fresco, allenatore e presidente, ha contribuito alla salita fino ai professionisti della squadra rossoblu. Oggi, Zuppini vorrebbe un calcio più innovativo e meno fossilizzato sui soliti concetti, in modo che si torni a curare maggiormente alla tecnica, rispetto alla fisicità straripante degli ultimi anni.
Direttore, come potremmo tornare ad un calcio più tecnico, dopo questo sviluppo esasperato delle abilità fisiche?
“Una volta, nel calcio, c’erano più giocolieri. Già la vita è tutta una corsa, non solo nel campo da calcio; l’organizzazione ha portato ad una cura esagerata di dettagli fisici, mentre una volta non era sempre necessario essere tirati a lucido. In questo modo però prediligiamo sempre la fisicità sulla tecnica e i calciatori che hanno più piedi che fisico ne escono penalizzati. Siccome non possiamo tornare indietro sulla velocità, allora cambiamo le regole: se le giocate migliori, da un punto di vista tecnico, le vediamo quando le squadre sono stanche e si allungano, allora forse non ci servirebbero nuove regole? Come inserire il fuorigioco solo dentro l’area, oppure i cambi volanti. Nel calcio noi non innoviamo mai, ma ci rimette lo spettacolo. Quando proposi i cinque cambi in federazione non mi presero sul serio, eppure iniziammo con i dilettanti e adesso ci sono anche nei professionisti. Dovremmo sperimentare di più”.
E le giovanili potrebbero essere il terreno giusto.
“Assolutamente. Non fossilizziamo il nostro calcio su concetti e regole, pensiamo di cambiare in favore dello sviluppo del gioco, dei ragazzi e dello spettacolo”.
Quando sei arrivato alla Virtus Verona eravate in Promozione, ora siete stabilmente in Serie C. Pensavi fosse possibile quando sei arrivato?
“No, non ci pensavo. All’epoca eravamo in Promozione e, quando arrivammo in Serie C2 la prima volta, fu una vera e propria impresa, completamente inaspettata. Tornammo in D a causa della ristrutturazione dei campionati, ma adesso ci siamo ripresi la categoria. Abbiamo un presidente che è un dirigente scolastico e non ha veri e propri fondi: la sua bravura sta nel coinvolgere gli sponsor nel progetto e nell’attorniarsi di persone fidate che sono cresciute con lui. Non pensavamo di arrivare al professionismo, ma ormai ci siamo e quindi cercheremo di mantenerlo”.
In un territorio congestionato come quello veronese e veneto, con che criterio scegliete i vostri ragazzi?
“In città siamo sempre stati una scelta di second’ordine, perché Chievo ed Hellas si sono sempre accaparrate sempre i migliori giovani e a noi restava il resto. Il nostro lavoro quindi si è specializzato nel cercare ragazzi anche da società modeste, cerchiamo di prevedere il futuro e capire chi potrà dare qualcosa alla nostra società. Trovo folle il reclutamento che fanno certe società di Serie A che prelevano i bambini sin dai pulcini, quando devono ancora svilupparsi. Noi lavoriamo in primo luogo sul quartiere, quindi ci muoviamo cercando nel territorio veronese, che ha tante squadre che fanno crescere ragazzi. L’importante è che i nostri tecnici siano preparati: molto spesso gli allenatori vogliono allenare le prime squadre, soprattutto a livello giovanile, e non fanno crescere i ragazzi. Noi invece vogliamo mantenere la nostra identità, far giocare giovani veronesi, educarli e fare in modo che imparino a giocare a pallone”.
Chi vedi bene in prospettiva nel vostro settore giovanile?
“Un ragazzo, che si chiama Mattia Antolini, era appena stato convocato in nazionale under 17. Classe 2005, avevamo avuto l’intuizione di spostarlo da esterno d’attacco a centrocampista, beneficiandone noi e lui; sta esplodendo fisicamente e negli ultimi sei mesi è cresciuto tantissimo, anche come giocatore: è dinamico, sempre pulito nella giocata e non fa un movimento fuori posto. Purtroppo, si è rotto il legamento crociato e ora dovrà stare fermo, ma sono sicuro che quando tornerà saprà farsi valere. Un altro ragazzo molto interessante è Grassi: classe 2007, terzino sinistro, è veramente bravo e può crescere molto. Ha un fisico nella normalità ma in campo è molto intelligente, sa fare entrambe le fasi molto bene. Secondo me ha un futuro”.
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